Abbiamo tutti letto nei giorni scorsi,
distrattamente perché concentrati sui contenuti della manovra salva
Italia, i riassunti giornalistici
pubblicati in occasione dell’ annuale rapporto del CENSIS, Centro Studi Sociali diretto per tanti anni
dal prestigioso prof. Giuseppe De Rita. L’Italia del 2011, secondo il Censis, è
un Paese che si ritrova fragile e smarrito di fronte ad una crisi di cui tutti
conosciamo e sperimentiamo la
gravità e la profondità.
Forse perché mi
riconosco in quella frazione di italiani che, proprio secondo il CENSIS, si
sentono ormai non solo cittadini europei, ma cittadini del mondo e che
conseguentemente guardano con meno pessimismo al futuro, vorrei esprimere il mio
augurio di buon anno a tutti con un
sentimento di fiducia nell’ esito
della crisi. Resto infatti convinto
che questi tempi di difficoltà per tantissime persone sicuramente ci porteranno verso
un mondo diverso da quello che conosciamo e, se lo vorremo, migliore di
quello attuale.
Prima di
tutto: la crisi della moneta europea che stiamo vivendo in modo così drammatico
era davvero inaspettata? Secondo me, certamente no. Ricordiamo tutti la frase
del grande Helmut Khol, padre dell’ euro e primo Cancelliere della Germania
unificata, secondo cui solo coloro che avevano vissuto le distruzioni della
seconda guerra mondiale potevano trovare
il coraggio di dare l’ avvio al progetto, mai realizzato precedentemente,
di una moneta unica europea, vera garanzia di pace consegnata alle nuove
generazioni come strumento di stabilità e sviluppo dell’ intero continente e del
mondo.
In questo contesto lo sforzo dei governanti di allora, segnati dalla guerra e
prossimi a passare il testimone, diventò un atto di generosità quasi commovente
di cui riconosco tutta la grandezza nell’ intento di preservare le generazioni future dai pericoli legati alla
frammentazione europea e allo scontro franco tedesco così rovinoso per l’ Europa
e per il mondo del Ventesimo secolo.
Sapevamo
tutti della fretta con cui la moneta
unica era stata varata,
fortunatamente in tempo (certamente oggi l’ impresa non sarebbe più possibile!),
e sapevamo che molti problemi erano ancora da risolvere, a cominciare dalla
mancanza di una politica fiscale ed economica davvero comune agli stati membri.
Semplicemente ora, per cause diverse, ma soprattutto per una grave caduta della
tensione ideale, dopo un decennio di moneta unica che, bisogna dirlo, ha portato
nonostante tutto vantaggi ai cittadini italiani,
ci troviamo costretti in grave ritardo a sciogliere quei nodi di cui
conoscevamo la esistenza.
Certo, i problemi da risolvere non sono semplici. Addirittura, oltre atlantico, c’è chi in questi giorni suggerisce
che è da preferire scegliere da subito il fallimento guidato dello stato
italiano e del suo debito piuttosto che tentare manovre, come quella appena
varata, ritenute inutili, che non fanno altro che trasferire più avanti, in una
situazione di caos futuro, una situazione irrecuperabile. Ma io resto ottimista.
E il mio
ottimismo nasce dal fatto che quella che stiamo vivendo è, anche se dolorosa, una crisi di crescita, necessaria per
l’ euro e per la vera Unione Europea e sono convinto che, in cambio dei tanti
sacrifici che abbiamo fatto e che faremo, la nostra patria europea ne uscirà
rafforzata, consolidando quelle prospettive di pace e di sviluppo insite nel
sogno dei padri fondatori cui mi
sento da sempre di aderire.
Certo, proprio come paese fondatore dell’ Europa unita non abbiamo fatto bella
figura in questi ultimi tempi. Mal governati come siamo stati in questi ultimi
20 anni, bisogna dirlo, in un clima
politico dominato tanto a destra quanto a sinistra dalla demagogia e dal
populismo, il nostro Paese è scivolato sulla china del disordine economico che ha tolto la fiducia dei mercati nelle
nostre potenzialità e ci ha portato a diventare il detonatore possibile di una
esplosione che potrebbe far crollare tutta la costruzione europea.
Ora però che,
finalmente, abbiamo alle spalle la seconda repubblica e, speriamo, anche i
politici figli del “ porcellum “ che l’hanno sorretta ed interpretata con questi
risultati fallimentari, sono convinto che passata questa fase difficile l’
Europa, con il contributo decisivo dell’ Italia,
tornerà faro di civiltà e di progresso per i nostri giovani e per tutti i
popoli dell’ altra nostra nuova Patria, il mondo. Buon 2012 a tutti!
Mondovì, 26.12.2011
Marco Botto